Florida dei poveri

Portieri d'albergo, camerieri nei fast-food, cassieri nei supermarket, addetti alla sicurezza. Nel paradiso americano della terza età 350 mila anziani lavorano da precari per pagare mutui e farmaci.

Di Peter Hossli Foto di Robert Huber

arnold_trinkoffCamicia bianca, cravatta nera annodata con cura, capelli lustri di brillantina, Arnold Trinkoff arriva puntuale come sempre al turno di notte. Un macchinone sconosciuto si avvicina alla guardiola. Arnold alza una mano e con tono fermo chiede all’autista nome e destinazione. Dopo un controllo sullo schermo del computer dice: “Tutto a posto, signore, passi pure”, solleva la sbarra e l’auto scivola dentro i confini di The Pines, residenza ultrachic di Boca Raton, Florida. Le mani di Arnold tremano impercettibilmente. “Il mio compito è tutelare le persone che abitano qui e le loro proprietà”, spiega. Dal tono che usa lo crederesti quasi in missione per conto di Dio. In realtà è una questione di sopravvivenza personale. A 79 anni Arnold non può permettersi di fare il pensionato.

Dalla radiolina portatile il bollettino meteo annuncia 27 gradi. Arnold e sua moglie si sono trasferiti qui da Brooklyn dieci anni fa. L’intenzione era di far riposare le stanche ossa al caldo sole della Florida e godersi in santa pace il meritato riposo. Peccato che i contributi versati da Arnold in 40 anni di onesta carriera da ragioniere non siano bastati a garantire loro una vecchiaia serena. Ci sono ancora le rate dell’appartamento da pagare, e le pillole per i reni costano un occhio della testa. Da quando sua moglie è morta, poi, due anni fa, la previdenza sociale gli ha dimezzato i contributi. “Dovrò lavorare sino alla morte”, dice. La sua è una constatazione, non una rimostranza. Fortuna che per fare il guardiano non ci sono limiti d’età. In teoria potrebbero licenziarlo in qualunque momento, perché non ha firmato nessun contratto, ma lui è tranquillo: “Il capo sa che di me può fidarsi”, dice con orgoglio. Arnold lavora cinque giorni alla settimana, dalle quattro del pomeriggio a mezzanotte, per 7 dollari e mezzo l’ora. Di ferie pagate o altre indennità non se ne parla nemmeno.

In questo paradiso della terza età che è la Florida, sono un esercito i pensionati costretti a rimboccarsi le maniche per tirare la fine del mese. Stando ai rilevamenti della Area Agency on Aging, il 10% dei 350 mila anziani che abitano a Broward County, a sud di Miami, nella zona chic di Fort Lauderdale e Boca Raton, vive “in stato d’indigenza”. Gli enti statali garantiscono ai più disperati un pasto caldo e un tetto sulla testa. Sempre stando ai dati ufficiali, un terzo degli anziani avrebbe “abbastanza di che sopravvivere”. Ma troppo poco per vivere. E infatti li trovi che fanno i portieri d’albergo, i camerieri, gli inservienti nei supermercati. Anziani poveri che, per mangiare e pagare le bollette, si sono messi al servizio di coetanei ricchi che vivono in posti tipo The Pines e non hanno altro problema al mondo se non decidere come suddividere la giornata tra il golf, il bingo e la spiaggia.

Chi crede che il problema riguardi solo le minoranze etniche, i neri o i latinos, sbaglia di grosso. In Florida la povertà ha preso per il collo la media borghesia bianca. I recenti scivoloni di Wall Street hanno decurtato la pensione a molti e a qualcuno l’hanno bruciata del tutto. La Aarf, associazione di pensionati che conta 35 milioni di membri, ha fotografato la situazione, e il responso è inequivocabile: la crisi delle borse mondiali (tra il 2000 e il 2002 sono andati in fumo 8000 miliardi di dollari) si è abbattuta con violenza sulla terza età, e ha costretto molti a cercarsi un lavoro per integrare una pensione insufficiente, a rimandare il pensionamento o, almeno, a modificare il proprio stile di vita.

Ed è qui che entra in gioco gente come Tom Mulligan, ex-dipendente Aarf che ha creato a Fort Lauderdale un’agenzia di collocamento per “portatori di dentiera”. Il suo telefono squilla di continuo. La lista d’attesa è lunghissima no- nostante la selezione rigorosa: la legge riserva il tipo di lavoro proposto da Mulligan solo agli over 55 che vivono sotto la soglia di povertà.

La soglia, va detto, è bassa. In America è ufficialmente “povero” chi guadagna meno di 8880 dollari l’anno. Una famiglia di due persone viene definita “bisognosa” se il reddito complessivo della coppia non supera i 12.120 dollari annui. Oggi rientrano in questa categoria 35 milioni di americani, il 12% della popolazione. Un decimo dei pensionati Usa vive in miseria. Le più colpite sono le donne che non hanno mai lavorato e che, alla morte del coniuge, si ritrovano con la pensione ridotta della metà. A loro Mulligan offre contratti di formazione e lavori part-time da venti ore a settimana. Il salario minimo, 5,15 dollari l’ora, lo paga lo Stato. Dopo sei mesi il/la tirocinante deve trovare un impiego nel settore privato, e lasciare il posto a qualcun altro.

dorothy.gifDorothy McCreary infila una cartella nello schedario. Dottie (la chiamano così) lavora con Tom Mulligan, cura le pratiche relative agli incarichi assegnati. Ha 79 anni, ben vestita e truccata, vive al di sotto della soglia di povertà. Un po’ gobba per via dell’artrite, andrebbe volentieri in pensione, ma non ha soldi a sufficienza. “La mia pensione se la divora la mutua”, dice. Lavora 28 ore a settimana. Le piacerebbe fare un viaggetto ogni tanto, ma a 9 dollari l’ora non se lo può permettere. “Ormai le vacanze me le devo scordare”, dice. Nel suo tono c’è rassegnazione e un po’ di rabbia. “Il governo non fa niente per abbassare i costi della mutua”, borbotta.

Le medicine incidono tantissimo sul bilancio dei pensionati, e riducono molti sul lastrico. In America certi farmaci costano sino all’80% in più che in Europa. Qualcuno è costretto a vendere la casa per pagarseli. In molti casi, poi, il ricavato basta appena a coprire il mutuo chiesto alla banca per acquistarla, con il risultato che uno si ritrova nelle stesse condizioni di prima ma senza un tetto sulla testa.

Però non è tutta colpa dei farmaci. Il problema vero è che, in generale, si spende di più e si guadagna di meno. I tassi d’interesse hanno toccato il minimo storico negli Usa, e i famosi “risparmi di una vita” rendono poco o nulla. Se a ciò si aggiunge un’erosione del potere d’acquisto degli stipendi che continua da anni, si capisce come mai, in uno Stato ad alto tasso di pensionati come la Florida, i datori di lavoro peschino nel laghetto della terza età, il bacino di prestazione d’opera più economico subito dopo quello degli immigrati clandestini, che lavorano praticamente gratis.

“Gli anziani sono affidabili e costano poco”, conferma Desmond Lerner. Desmond, un tipo grosso coi capelli grigi rasati stile militare, dirige una scuola per addetti alla sicurezza, e dal fatidico 11 settembre 2001 fa affari d’oro. Il 22% di quelli che si diplomano ogni anno nella sua scuola sono pensionati. “Sono gli studenti migliori”, dice. Pare che prendano il lavoro più sul serio dei giovani. “Si informano su quel che ci si aspetta da loro, pisciano prima di uscire di casa e non arrivano mai in ritardo”.

rascz.gifL’ungherese Laszlo Racz, 75 anni, è un tipo così. Per lui il sogno americano non si è mai avverato. Nel ’56, all’indomani della rivolta di Budapest, si è imbarcato su una nave della marina americana chiedendo asilo politico in cambio di rivelazioni sui piani di difesa sovietici (era tenente dell’esercito ungherese). Adesso Laszlo – che durante la Guerra Fredda si è sempre rifiutato di tornare oltre la Cortina di ferro per fare la spia a favore dell’Occidente – presidia la cassa numero 3 del supermercato Publix sulla 17esima strada di Fort Lauderdale. “Sacchetto di plastica o di carta?”, chiede mentre la cassiera batte un articolo dopo l’altro. “Plastica”, risponde la cliente. Laszlo imbusta rapido scatole e lattine, succhi di frutta e confezioni di carta igienica, poi trasporta i sacchetti al parcheggio e li carica sull’auto della signora, che gli allunga qualche moneta di mancia. “Grazie, ma non posso accettare”, dice Laszlo. “La direzione lo vieta”, e torna di corsa alla cassa numero 3, già intasata dagli acquisti di un altro cliente.

Laszlo lavora da oltre un anno per la Publix. La catena di supermercati assume volentieri i pensionati. “Sono più precisi”, dichiara l’addetta alla pubbliche relazioni. Le mani di Laszlo sono deformate dall’artrite, ma lui ignora il dolore. Non può, non deve sentirlo, ha ancora parecchie ore di lavoro davanti a sé. Oggi e negli anni a venire. Anche se, per quanto riempia sacchetti, sa già che non estinguerà mai il monte di debiti che ha accumulato. A ricordarglielo, nel caso tentasse di dimenticarsene, ci pensa la cicatrice che gli fa capolino dal colletto della camicia: Laszlo ha avuto tre infarti. Da non assicurato (come la metà degli americani), gli sono costati la bellezza di 75 mila dollari. I risparmi sono svaniti da tempo e, nonostante 45 anni di contributi, la sua pensione non supera i 618 dollari al mese. I dottori dovranno pazientare prima di incassare la parcella. Gli uffici di riscossione crediti lo chiamano ogni giorno ma trovano quasi sempre la segreteria telefonica, perché quando non lavora Laszlo passa la giornata a letto. “Mi riposo. Devo rendere, e non posso permettermi di mancare nemmeno un giorno”.

Ella Yontz si alza tutte le mattine alle 4.50. Prima di uscire di casa si pettina con cura i capelli biondi tinti e si dà una passata di rossetto sulle labbra. Da 30 anni lavora come cameriera all’Oceanside, un fast food sulla strada che corre lungo l’Atlantico da Miami alla Florida settentrionale. Alle 5.30 arrivano i clienti per la colazione. Ella prende ordinazioni, versa caffè, distribuisce piatti carichi di uova e bacon e fagioli e pane tostato. Lavora 5 giorni alla settimana, 10 ore al giorno. Non stop. Senza salario fisso. Il personale di servizio dell’Oceanside non percepisce stipendio, campa sulle mance. D’inverno, quando è pieno di turisti, Ella riesce a mettersi in tasca anche 70 dollari. D’estate, quando si crepa dal caldo e solo i disperati hanno il coraggio di avventurarsi all’aperto, va già bene se torna a casa con una trentina di dollari. E tra poco dovrà rinunciare anche a quelli. Tra qualche settimana, dopo 50 anni al servizio del pubblico, l’Oceanside chiude i battenti per lasciare il posto a una lussuosa residenza-shopping center per pensionati danarosi. “Sono preoccupata”, confessa. “Alla mia età, non è facile trovare lavoro”. Ella ha 95 anni.

Sull’aiuto dei tre figli non può contare, hanno già i loro problemi a tirare avanti, come del resto la maggior parte degli statunitensi. La famiglia media americana ha 54 mila dollari di debiti, e se si considera che già con 8 mila dollari di debito ti puoi scordare la carta di credito, è facile immaginare in quale circolo vizioso si vada a finire. “L’invenzione della carta di credito per la società americana ha segnato l’inizio della fine”, sostiene Ella. Di certo ha messo fine all’organizzazione sociale per cui i figli provvedevano al sostentamento dei genitori nel momento in cui questi non erano più in grado di lavorare, a maggior ragione se i figli hanno un lavoro precario. “Non credo alla ripresa economica”, prosegue Ella. “Bush si preoccupa solo dei suoi amici. I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri”.

Patricia Robbins dubita che un manipolo di pensionati incarogniti possa influenzare l’esito delle elezioni presidenziali di novembre. La Robbins lavora per Farm Share, un’associazione che distribuisce cibo gratuito a due milioni di famiglie. “Chi ha fame ha altro di cui preoccuparsi che la politica, e in Florida hanno fame in tanti”, dice. Farm Share è un programma di assistenza alimentare per indigenti che dal ’91, l’anno in cui ha preso il via, ha distribuito 100 milioni di tonnellate di cibo grazie all’aiuto di oltre 7 mila volontari che, ogni giorno, riempiono il deposito di Florida City, la città più povera dello Stato. Oggi in coda a Farm Share ci sono una ventina di persone, con un buono che le autorizza a ricevere cibo gratuito una volta al mese. Escono dall’edificio carichi di albicocche, latte, pomodoro, cipolle e budino. Gli anziani sono il 70% dei “clienti” di Farm Share, dice Patricia Robbins. Ma la maggior parte della gente non sa neppure che esiste, questo programma. “L’America è il Paese più ricco del mondo, e a nessuno piace sentire che qui c’è gente che muore di fame. Forse perché altrimenti si sentirebbero in dovere di fare qualcosa”.